Quando Roberto Mancini è arrivato sulla panchina dell'Inter dopo l'incolore parentesi di Walter Mazzarri i tifosi nerazzurri si aspettavano grandi cose, la rosa dopo il mercato estivo era considerata da opinionisti e giornalisti da terzo posto, minimo, ma dopo una buona partenza iniziale si era persa e successivamente arenata fra l'undicesimo e l'ottavo posto.
Per chi avesse la memoria corta Roberto Mancini ha vinto due campionati consecutivi con l'Inter nel 2007 e nel 2008, prima di Mourinho, e ha vinto un campionato inglese e il community schield con il Manchester City.
Con un curriculum così tutti si aspettavano, se non un miglioramento, almeno un cambio di rotta dopo la fallimentare gestione Mazzarri, ma il cambio di rotta dopo più di quattro mesi ancora non si è visto.
L'attacco se Icardi non è in vena di segnare è sterile, Palacio ha un'età e non può reggere 40 partite all'anno come una volta specie dopo il mondiale, Podolski mai pervenuto e con il senno di poi mettere alla porta un attaccante prolifico come Osvaldo a gennaio non è stata una mossa oculata.
La difesa inanella errori paradossali e elementari uno dopo l'altro, da retropassaggi sbagliati (Ranocchia e Vidic) a marcature inefficaci (Ranocchia e Donkor), passando per mancati rientri difensivi (Juan Jesus) insomma un colabrodo.
Il centrocampo non opera in concertazione, Guarin tira da 30 metri spesso e non si integra bene con Kovacic promessa ancora non sbocciata della rosa nerazzurra, Medel si limita al contenimento e lo fa bene ma non aiuta in fase di costruzione, Brozovic è appena arrivato e deve ancora dimostrare di valere, come Shaquiri.
Nel complesso è una squadra senza equilibrio, lenta e prevedibile.â¨La cosa drammatica è che si tratta degli stessi problemi della precedente gestione, solo parzialmente risolti e solo in alcune partite (Genoa, Sampdoria) cui sembra che Mancini non sappia trovare rimedio salvo promettere una spumeggiante campagna acquisti estiva.
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